Mario Arlati nasce a Milano nel 1947. Si forma artisticamente alla Scuola d’Arte del Castello Sforzesco di Milano e, seguendo questo indirizzo, le prime opere sono nel più puro stile figurativo. Negli anni ’70, scopre la sua dimensione ad Ibiza, piccola isola delle Baleari.
Da allora, l’artista vive e lavora lì parecchi mesi l’anno e le sue opere sono la chiara testimonianza del coinvolgimento artistico avvenuto.
Dal figurativo passa infatti all’informale materico, seguendo le tracce della scuola spagnola.
La materia per Arlati rappresenta un’immagine interiore, fatta di sentimenti e di evocazioni che riguardano il paesaggio. I suoi “muri” sono la rappresentazione delle atmosfere solari dell’isola, della simbiosi che si crea tra uomo e natura, del continuo lavoro che il sole, il vento e il mare svolgono sull’opera dell’uomo, dando vita a prodotti unici e irripetibili.
La pittura per Arlati è «materia dentro cui si cela altra materia». La materia esiste per mezzo del colore, non si qualifica preventivamente come bella o brutta ma è la materia che si fa bella o brutta in rapporto alle forme che assume. Il colore viene a volte enunciato nei titoli, ad esempio BiancoRosso-Nero, o semplicemente evocato come in Al rosso o Verso il blu, ma assume sempre connotazioni simboliche: il nero richiama l’ignoto e la paura, il bianco la purezza di un’idea, il blu la perentorietà di una visione, il rosso il sangue e la violenza. La recente produzione dell’artista presenta come soggetto le bandiere, come nella serie Incomplete flags, sviluppata a partire da un progetto dell’Unione Europea e dichiarato omaggio alla pittura dell’artista Jasper Johns.
Arlati pone una certa enfasi sul termine incomplete, rimarcando il ruolo attivo dello spettatore, che diviene, secondo la definizione di Jacques Rancière, spettatore emancipato, ed è chiamato, dietro l’input dell’artista, a completare l’opera con il proprio sguardo e la propria intuizione. L’utilizzo degli stracci macchiati incidentalmente dal pennello dell’artista o riciclati da laboratori di tintoria, è un richiamo alla poetica di Arlati, che molto attinge dall’arte povera.
Conosciuto in Italia e all’estero, nel 2014 si fa notare con il progetto “Living Art”, dove l’artista dipinge letteralmente le facciate dei cinque grattacieli del complesso residenziale Pavshino Living Art Towers nella periferia di Mosca, progettato da Dante O. Benini. Nel 2017, proprio con questo progetto, all’artista viene assegnato il Premio Speciale L’Arca International. Nel 2018, a Venezia, inaugura Muri e stracci: la materia diventa Arte presso la Fondazione Bevilacqua La Masa. Durante l’inverno dello stesso anno, la sua installazione luminosa Art Light Flags illumina il campanile di San Marco, mentre l’installazione Blame the Moon viene proiettata sullo stesso campanile in occasione del Carnevale dell’anno seguente, per celebrare il cinquantesimo anniversario dello sbarco dell’uomo sulla luna.
Mario Arlati vive e lavora tra Milano e Ibiza